Grazie a tutti!
Grazie alla
Parrocchia dei Quercioli, nelle persone di don Mario e Giancarlo, che ci ha
accolto a braccia aperte, grazie a Stefano Bigi che da sempre “sostiene” le
nostre voci e a Dario che puntuale documenta l’immagine del nostro impegno e
della nostra emozione. Ma grazie soprattutto a voi che avete affollato di
generosità il teatro Parrocchiale dei Quercioli.
Ringraziamo anche l’UNITALSI che ci ha
dato l’opportunità di valorizzare questo nostro “sentire in comune” una genuina
passione per il Teatro fatto (alla meglio) in prima persona.
Grazie
a loro siamo riusciti a trovare di nuovo e miglior risposta a quella domanda
che spesso (specialmente durante le serate di prove) ognuno di noi si pone: “Ma
per cosa lo facciamo?”
Un’amica mi ha detto che di momenti
spensierati da condividere ce n’è bisogno. Tutti voi con generoso giudizio ci
dite che siamo stati molto divertenti e bravissimi. Bravissimi …? Forse, ma certamente ad emozionarci
nuovamente, rimettendoci in gioco come ragazzi. Noi speriamo di aver dato
l’immagine di un gruppo di amici che si diverte, che ha imparato a crescere
insieme in questa realtà scenica che ci “rapisce” dalla frenesia e dai problemi
di ogni giorno. Una realtà virtuale
(termine tanto usato oggi) nella quale ci sentiamo bene perché la finzione che
con fatica ed entusiasmo frequentiamo è generosa di insegnamenti utili.
Lo spettacolo che abbiamo offerto non è
di grande valore teatrale, ma non sarebbe mai nato se, giorno dopo giorno,
prova dopo prova, non avessimo imparato ad aiutarci, ad aspettarci, a tenere lo
stesso ritmo, ad ascoltare attentamente gli altri e ad accettare la correzione
fatta fraternamente.
I nostri buffi personaggi sono quasi
sempre tagliati su di noi come abiti fatti su misura (e non sapremmo indossarne
altri) secondo i nostri pregi e i nostri difetti, le nostre qualità e i nostri
limiti e come amici sinceri ci aiutano ad accettarci così come siamo. Se poi la
nostra passione fa nascere uno spettacolo che diverte e rasserena un po’ ed
insieme alla vostra generosità contribuisce concretamente al prezioso lavoro di
un’Associazione, quale miglior premio possiamo desiderare?
Questa
più o meno è la nostra Compagnia che non ha neppure un nome, anche perché un
nostro segreto è quello di non prenderci troppo sul serio.
Anche
se … A son o a ne son el Pretoro ‘nzemo al me Cancelliero !?
Mo però a la facce finita perché a ho furia!
A deve andare … a magnare dala me
socera!
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