che mi prende
nell’incanto
d’una vecchia maga
e ne soffro tra i fondi
l’essenza malata.
E portoni abitati
tra il finto ed il vero
che incredulo spio,
finché non mi perdo
nei calli bugiardi,
senza ruote né gatti,
dove frullano ali
che borbottano in giro
o alte ridono isteriche,
mentre l’onda s’appoggia,
marcia si frange.
Su per i logori muri,
dove i tetti ritagliano
il cielo che annotta,
cola una complice luna
e di fregi d’argento
decora i canali
e gli ebani legni
dalle forme sensuali
che ad una s’accostano
ai pazienti compagni
d’un‘intima e silente
danza notturna.
Luglio 2006
(Foto Dino Stefano Bertelloni)
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